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Kloster Weisse

Nazione
Germania
Stile
Weiss

Weiss

Prodotte con grano maltato, dotate di un corpo medio e di una discreta effervescenza. Presentano un distinto carattere di lievito, frutta matura e spezie. Al palato sono rotonde, gustose e rinfrescanti, con un retrogusto moderatamente secco ed acidulo.

Colore
Chiaro opalescente
Grado alcolico
4.9 %
Weizenglass Bicchiere consigliato
Weizenglass
FORMATI
Kloster Wiesse formato da 50cl Kloster Weisse 50cl
Prezzo: € 3,80
Kloster Wiesse formato da 50cl Kloster Weisse 50cl - Cartone da 20 bottiglie
Prezzo: € 72,00
a bottiglia € 3,60
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Caratteristiche e degustazioni

Gusto prevalente Acidulo   Tipo di fermentazione Alta fermentazione
Gradi Plato 11,9   Voto RateBeer 3.06 / 5
Voto Beer Advocate 4.39 / 5   Sottostile German Hefeweizen
Stile Weiss   Temperatura di servizio 4/8°C
Formato Bottiglia 50cl   Extra Non filtrata
Allergeni Orzo, Frumento

La Kloster-Weisse è un tipo di birra chiara naturalmente torbida ad alta fermentazione originaria della Baviera. Appartiene alla tipologia delle Hefeweizen, ossia a quelle birre che usano una buona percentuale di malto di frumento (dal 50 al 70%) oltre al malto d’orzo, una delle poche eccezioni all’Editto di Purezza tedesco che stabilisce che le birre vengano prodotte solo con puro malto. La sua titolazione prevede 4,9 gradi alcolici in volume e 11 gradi Plato con un corpo decisamente leggero e un alto livello di bevibilità. La schiuma, particolarmente abbondante nelle Weizen, esige tre dita di schiuma invece delle due consuete dita orizzontali.
Palesa caratteristiche di base ottime sia per quanto riguarda la finezza, sia per la densità, per l’aderenza, sia soprattutto per la sua infinita persistenza e per la sua cremosità quasi untuosa. In una Hefeweizen l’aspetto non può che essere chiaro ma opalescente per via dei lieviti in sospensione. A questo proposito va ricordato che la Hefeweizen viene spillata dalla bottiglia in tre colpi susseguenti: con il primo si riempiono circa tre quarti del lungo ed elegante bicchiere da mezzo litro, con il secondo la schiuma va a riempire totalmente il bicchiere, quindi la bottiglia deve essere agitata con movimento circolare per omogeneizzare i lieviti presenti sul fondo e infine versata nel bicchiere a formare un bel cappellotto di schiuma.
La notoria eleganza olfattiva delle Hefeweizen non si smentisce degustando la Kloster-Weisse, che al naso evidenzia due tipici aromi: il fruttato di banana e lo speziato fenolico di chiodo di garofano. Piuttosto inconsueti per una simile tipologia sono i sentori vegetali di basilico e fruttati di mela cotogna. In un secondo momento si evidenziano evidenti note ma indistinte di speziato. Dotata di una carbonatazione alta com’è tipico delle Hefeweizen, al palato presenta una buona acidità che si traduce in un 50% circa in più di anidride carbonica rispetto alle più classiche Lager internazionali. Percettibile l’amaro e le note acidule del grano che ben si equilibrano con la miscela dei malti chiari d’orzo e di frumento conferendo al prodotto una buona ricchezza retrolfattiva anche se poco persistente.


ABBINAMENTI GASTRONOMICI:
Di corpo medio-leggero, la Kloster-Weisse si accompagna molto bene a insalatone con note acidule di panna acida, formaggi freschi, fiocchi di latte, salumi magri, fettine di mele verdi e perfino qualche sottaceto. Un piatto principale che si accompagna molto bene è bollito misto, anche freddo, con salse acidule come salsa verde, ketchup, senape delicata o medio forte e salsa di rafano con panna.
Se siete in Baviera il suo abbinamento classico è con i weisswurst e la senape dolce, di gusto delicato.

Abbinamenti consigliati

Carni rosse

Frutti di Mare

Pesce

Piatti speziati

Pizza

Prodotti consigliati

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Raoul Luigi Giulio B. pubblicato il 12/03/2024 in seguito ad un ordine del 21/02/2024

4/5

Buona

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Cliente anonimo pubblicato il 17/01/2022 in seguito ad un ordine del 25/12/2021

4/5

Apprezzata per il gusto deciso ma non forte

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Cliente anonimo pubblicato il 02/07/2021 in seguito ad un ordine del 13/06/2021

5/5

ottima, si sente subito da dove proviene

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Cliente anonimo pubblicato il 30/03/2021 in seguito ad un ordine del 14/03/2021

5/5

Tra le migliori weisse

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Cliente anonimo pubblicato il 26/12/2020 in seguito ad un ordine del 08/12/2020

4/5

👍👍👍👍

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Nazione
Germania
Regione/città
Baviera / Sachsenkam
www
www.klosterbrauerei-reutberg.de

Storia Birrificio

Ultimo aggiornamento: Febbraio 2014

"Da una nobile contessa
E una santa badessa
Nasce una cooperativa
che con molta fatica
partorisce un’amica:
la nostra maltata diva "

Le birre Reutberger affondano le loro radici nelle abbazie ma paradossalmente devono la loro nascita non solo al clero ma anche alla nobiltà. Cosa ancor più stimolante perché insolita è che artefici della loro creazione siano state due donne.

Corre l’anno 1618 e la contessa Anna von Pienzenau, signora del castello di Reichersbeuern che nel corso degli anni diventerà contessa di Carrara e di Aquilata, fa dissodare una montagna nei pressi di Sachsenkam e in seguito a un voto fa edificare un’abbazia per suore francescane.

All’inizio non pensò al fatto che le monache avrebbero bevuto più volentieri birra che acqua, soprattutto considerato che le pie donne o lavoravano manualmente prodotti di artigianato oppure erano impegnate nella coltivazione dei campi e in altre pratiche agricole.

Solo dopo una sessantina d’anni dalla fondazione dell’abbazia, precisamente nel 1677, le monache chiesero al governo del principe elettore, loro feudatario, la concessione di cominciare una produzione della maltata bevanda all’interno del convento.

Il 29 settembre dello stesso anno, festività di san Michele, venne prodotta la prima cotta di birra. La qualità di questa prima birra forse non era del tutto soddisfacente. Per questo motivo un paio d’anni più tardi venne chiamato un frate laico, verosimilmente un terziario francescano, soprannominato Fratello Birra, affinché desse una mano a queste pie donne nella produzione della birra.

Va da sé che tale produzione dovesse costare poco per rispettare i voti di povertà pronunciati dalle religiose. Per questo motivo nelle terre abbaziali vennero coltivati l’orzo e il luppolo e ancor oggi ne dà palese testimonianza il nome della campagna che si stende nei pressi di Reutberg, chiamata Hopengarten, ossia il luppoleto.

Per più di un secolo la vita del monastero e della annessa birreria scorre pacificamente, senza sussulti. Nel 1786 però è riportata dai cronisti del tempo una grande affluenza di viandanti provenienti da tutte le contrade bavaresi e anche da regioni lontane. Si trattava una congerie di straccioni formata da soldati sbandati e da gente andata incontro alla miseria che sperava di trovare calore e calorie bussando al portone del convento. A costoro non venne servito il costoso vino ma la più popolare birra fresca di produzione. Ciò che c’era da aspettarsi puntualmente si verificò.

Si alzarono lamentele, lagnanze e proteste da tutti i birrai del territorio, soprattutto da quelli di Tölz. In queste rimostranze veniva sottolineato che il monastero aveva abusato della sua concessione e teneva in essere un locale di mescita per contadini in cui da mane a sera la birra veniva spillata e degustata. Evidentemente sia la qualità sia il prezzo della birra dovevano soddisfare le rustiche gole talché si ha notizia e testimonianza plurima dell’attività produttiva di fratello Birra, che con il ricavato della vendita della birra si occupava di sostentare l’amara esistenza dei poveri del contado.

Tutto ciò fino alla secolarizzazione degli ordini monastici voluta da quel mangiapreti còrso che rispondeva al nome di Napoleone Bonaparte. Il monastero venne abbattuto ma ricostruito nel 1835 dopo la fine dell’era napoleonica.

Nel frattempo era stato concesso dal re bavarese Max I il diritto di produrre birra ai laici, che però si avvalsero delle ricette abbaziali preesistenti. Nel locale di mescita adiacente al convento pertanto si continuò a consumare birra di grande qualità. Dopo la ricostruzione dei luoghi sacri il locale di mescita, che raramente si atteneva agli orari di chiusura prescritti, turbò la quiete dei religiosi con schiamazzi e rumori molesti. Per evitare tutto ciò l’arcivescovo Gregorio von Stein si vide costretto a far costruire una taverna al di fuori delle mura abbaziali per mantenere da una parte le entrate del monastero e dall’altra salvaguardare la pace delle monache.

Nel 1901 la birreria, che funzionava artigianalmente senza la tecnologia delle macchine e senza la cantina di refrigerazione cosicché si poteva produrre birra solo nei mesi freddi, venne completamente ricostruita. Eppure soltanto tre anni dopo la birreria divenne insufficiente per la richiesta del mercato mostrando al contempo inadeguatezza tecnologica.

Questo motivo portò le monache alla riflessione che fosse meglio chiudere la fabbrica di birra. Anche l’ordine francescano fu dello stesso avviso. Non appena però si sparse fra la popolazione una simile notizia scoppiò una sollevazione contro la decisione presa dal monastero. Vennero raccolte delle firme e scritti degli articoli sui giornali per evitare la chiusura. Vi furono perfino delle minacce di appiccare fuoco all’abbazia. Solo l’intervento del parroco di Sachsenkam, don Gruber, che convinse l’Ordine a revocare il provvedimento, evitò il peggio. La pace e la tranquillità tornarono a regnare.

Due anni dopo, nel 1906, venne edificata una nuova birreria che tenesse conto delle necessità produttive sia da un punto di vista quantitativo, sia da un punto di vista tecnologico, per cui la nuova fabbrica venne dotata di una cantina refrigerata.

Correva l’anno 1913 allorché venne introdotta la luce elettrica nella birreria. Inoltre cominciò anche ad entrare in funzione la macchina imbottigliatrice. Tutto questo ebbe come conseguenza un notevole incremento del consumo di birra.

L’imprevisto però stava in agguato e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la conseguente galoppante inflazione mise in ginocchio la birreria. Una causa non secondaria fu la mancanza di personale specializzato nella produzione. L’ettolitraggio prodotto calò drasticamente e nel 1924 la fabbrica rimase chiusa per la bellezza di otto mesi.

Una tale drammatica situazione portò alla comune riflessione che qualcosa di diverso dal passato andasse necessariamente fatto. E così i contadini dell’ex feudo di Reichersbeuern, Sachsenkam e Greiling, capitanati dal parroco Alois Daisenberger, fondarono in 42 una cooperativa con sede a Reutberg in grado di produrre una birra buoba e con prezzi competitivi rispetto alle altre unità produttive dei dintorni. Era il 24 ottobre 1924.

La cooperativa diede uno slancio formidabile all’attività produttiva, talché il primo anno di attività fece registrare una produzione di 3.364 ettolitri e il numero dei membri della cooperativa salì a 150 unità. Cinque anni dopo, nel terribile 1929, mentre era in atto una crisi economica mondiale di vasta portata, la produzione della birreria toccò la vetta di 9.500 ettolitri. Negli anni Trenta, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la produzione si assestò sui 12.000 ettolitri.

Nel secondo dopoguerra ricominciò la ricostruzione della birreria e già nel 1950 la cooperativa poté rilevare la birreria di Weizen di Bad Aibling e tre anni dopo la proprietà immobile dell’odierna Reutberg-Stüberl di Bad Tölz. Nel frattempo anche la produzione cresceva in modo irresistibile e nel 1968 toccò i 35.000 ettolitri. Una simile crescita rese necessari degli ampliamenti strutturali alla birreria.

Agli inizi degli anni Sessanta nacquero una nuova cantina di maturazione, un nuovo magazzino e un modernissimo impianto di imbottigliamento.

Il 1968 schiuse una nuova frontiera: la produzione di bevande analcoliche. Nel 1974 avevano già raggiunto la produzione di 11.300 ettolitri. Nel frattempo i soci della cooperativa avevano raggiunto quota 2000.

L’allora padre spirituale dell’abbazia di Reutberg, Leonhard Lenz, scrisse nel 1977 sul giornale locale: “300 anni di birreria abbaziale Reutberg e oltre 50 anni di di birreria cooperativa Reutberg sono un buon capitale per i tempi futuri”. Però già 10 anni dopo l’abbazia di Reutberg dovette rinunciare alla sua autonomia e di conseguenza anche all’attività brassicola.

Una fusione con la vicina cooperativa di Holzkirchen ha portato i suoi membri ad opporsi in modo molto veemente.

Con una nuova presidenza, con molta fiducia nei propri mezzi e con un grande sostegno da parte di soci e clienti è stato possibile mantenere la plurisecolare tradizione della birreria di Reutberg.

 
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Raoul Luigi Giulio B. pubblicato il 12/03/2024 in seguito ad un ordine del 21/02/2024

4/5

Buona

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Cliente anonimo pubblicato il 17/01/2022 in seguito ad un ordine del 25/12/2021

4/5

Apprezzata per il gusto deciso ma non forte

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Cliente anonimo pubblicato il 02/07/2021 in seguito ad un ordine del 13/06/2021

5/5

ottima, si sente subito da dove proviene

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Cliente anonimo pubblicato il 30/03/2021 in seguito ad un ordine del 14/03/2021

5/5

Tra le migliori weisse

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Cliente anonimo pubblicato il 26/12/2020 in seguito ad un ordine del 08/12/2020

4/5

👍👍👍👍

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