Attualmente sei su:
Aggiunta prodotti al carrello
Attendere prego...
Prodotti non aggiunti al carrello
Prodotti correttamente aggiunti al carrello
Continue to CheckoutUpdating one moment please...
Caratteristiche e degustazioni
Gusto prevalente | Amaro | Tipo di fermentazione | Alta fermentazione | |
---|---|---|---|---|
Gradi Plato | 17 | Voto RateBeer | 97 / 100 | |
Sottostile | Saison | Stile | Saison / Farmhouse Ale | |
Temperatura di servizio | 12/14°C | Formato | Bottiglia 33cl, Bottiglia 75cl | |
Extra | Da non perdere | Allergeni | Orzo |
Aspetto: si veste con un colore dorato con riflessi arancioni anticipati da una schiuma bianca, fine, compatta con un’eccellente allacciatura e persistenza. La nitidezza è buona.
Sentori olfattivi: asciutti, frizzanti, con una miscela ed un’esaltazione di profumi agrumati (bucce di arancia, pompelmo e limone), fruttati, speziati con delle fragranze tropicali donate dai luppoli come lo stile richiede. L’esalazione di una leggera acidità data dai Brettanomyces completa gli aromi di questa fantastica birra.
Corpo e gusto: il corpo è medio e la carbonatazione medio-alta. Al palato risulta complessa e vengono riproposti tutti i sentori percepiti all’olfatto. A questi si aggiungono, quando la birra comincia a scaldarsi, dolci note di miele, malto biscottato, caramello e zucchero candito. La nota acidula accompagna tutta la degustazione.
Finale: asciutto, acidulo ed amaro.
Ingredienti: malto d’orzo, fiocchi d’avena, zucchero candito, luppoli americani (Amarillo e Simcoe), luppoli tedeschi (Tettnanger e Hallertauer), lievito e Brettanomyces.
Curiosità: una birra che rappresenta un equo mix fra una tradizione luppolata “nobile” e un uso “birichino” di luppoli giovani e freschi, con una leggera acidità che non la devia dal consueto concetto di Saison, anzi gli aggiunge una variabile del tutto convincente e seducente. La componente alcolica la fortifica quel tanto che basta per renderla perfettamente bevibile anche nei mesi più freddi. La carbonatazione accentuata chiude il cerchio. Viene prodotta dalla To Øl per essere consumata nei mesi invernali dopo i pasti come digestivo, in alternativa alle dolci birre natalizie.
Abbinamenti consigliati:
Aperitivo, antipasti di salumi con grasso abbastanza percettibile, formaggi semi-stagionati, minestre di cereali, primi piatti strutturati, secondi piatti saporiti, carni arrosto o in umido, pesce d’acqua dolce in umido, pasticceria al caffè e dessert alla frutta.
Carni bianche
Carni rosse
Pesce
Piatti speziati
Pizza
Recensioni Prodotti
Su questo prodotto non è ancora stata lasciata alcuna recensione.
STORIA DEL BIRRIFICIO
|
Storia Birrificio
Ultimo aggiornamento: Gennaio 2018
Correva l’anno 2005 quando Tobias Emil Jensen e il suo amico Tore Gynther, seduti nei banchi del liceo da loro frequentato, parlavano con il proprio insegnante di matematica e fisica, Mikkel Borg Bjergs, del fatto che molti birrifici danesi stavano decantando la relativa anzianità̀ della loro tradizione birraia (circa cento anni), piuttosto che concentrarsi sulla qualità̀ del prodotto. La discussione era improntata anche sullo stato, allora penoso, del fare e bere birra in Danimarca. Dopo numerosi dibattiti hanno convenuto che l’unico modo per far fronte a questa incresciosa ed imbarazzante situazione, era di preparare la birra loro stessi. Così hanno fatto e ben presto sono stati autorizzati a prendere in prestito la cucina della scuola, quest’ultima basata sul principio della democrazia aperta e diretta (Det Fri Gymnasium), nelle ore di chiusura e nei giorni festivi, tentando di invertire la tendenza della deriva danese in fatto di produzione di birra.
Più̀ tardi, nel 2006, il loro professore Mikkel fonda il birrificio Mikkeller e traduce in pratica quello che fino allora era stato solo un sogno: cominciò a girovagare fra sistemi produttivi altrui generando una nuova formula creativa chiamata “Gipsy Brewery”. Tobias e Tore continuarono a produrre a livello amatoriale sino a quando, nel 2010, entrami avevano 23 anni, si resero conto che la loro birra To Øl (in danese significa grosso modo “due birre”) era ormai pronta per i grandi numeri. Nacque così a Copenhagen una beer firm che diventerà un’icona del movimento “gipsy”.
Tobias in un’intervista dichiara: “noi siamo ciò̀ che chiamano un birrificio zingaro, perché́ l’attrezzatura che utilizziamo non è di nostro possesso. Lo facciamo perché́ pensiamo che sia il miglior modo per garantire la massima qualità̀, per avere la possibilità̀ di produrre continuamente varietà̀ diverse e nello stesso tempo di reinventarci ogni qualvolta andiamo a fare birra a casa altrui (soprattutto a De Proef a Lochristi, nelle Fiandre Orientali in Belgio). Produrre birra con un altro birrificio è inoltre un'occasione per condividere conoscenze e idee con colleghi, mantenendo come elementi guida Ispirazione e Creatività. Siamo zingari e ne siamo orgogliosi”. Un approccio “contemporaneo”, che fa storcere il naso a qualcuno “birraio è solo chi la birra la fa in casa propria su impianti propri” e che incontra, al contrario, l’approvazione di altri “birraio è chi la birra la sa fare, a prescindere dalla proprietà̀ degli impianti”, una questione che non troverà̀ mai una risposta definitiva.
Sin dalle prime cotte i due soci avevano già le idee molto chiare su cosa produrre: birre uniche e dal gusto intenso indipendentemente dallo stile, che non si dimenticano facilmente e come ribadisce Tobias “prima di cominciare la produzione ci siamo soffermati per decidere i principali concetti e comandamenti delle nostre opere che vengono riassunti in: avere la mentalità produttiva aperta nel realizzare birre innovative ed eccentriche, utilizzando sempre le migliori materie prime, non vogliamo sentir parlare di cento anni di storia di alcune birrerie, facciamo birre contemporanee e se ci capita di incappare in un esperimento che riteniamo obsoleto lo cestiniamo. Vogliamo stare lontano dai supermercati perché́ non vogliamo scendere a compromessi con la qualità̀ degli ingredienti che utilizziamo. Il nostro obiettivo è quello di provocare, spingere al massimo i confini e la percezione della birra stessa. Pensiamo che ogni birra prodotta racconti una storia e porti un messaggio”.
Rapidamente questa beer firm si è imposta come una realtà assai dinamica sia sul piano della comunicazione che su quello creativo, includendo altresì una lunga e redditizia serie dicollaboration brewingcon altre brewery / beer firm in giro per il mondo, quali ad esempio, Mikkeller, Omnipollo, Siren Craft, Dieu du Ciel, Prairie Artisan, De Molen, Toccalmatto, etc. To Ol ha già̀ riscosso una notevole popolarità̀: la esportazioni riguardano più di 40 Paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia, con una produzione annua di circa 10000 hl.
Non mancano certamente i riconoscimenti internazionali: costantemente tra i Top 50 birrifici del globo, nel 2014 è stato classificato al nono posto nell’élite mondiale secondo Ratebeer. Va inoltre posto l’accento sul progetto grafico: curato, alternativo, innovativo, intrigante e facilmente identificabili grazie al’Art Director Kasper Ledet, un vecchio amico della scuola superiore. Nel 2013, in società con l’ex insegnante, hanno aperto il secondo Mikkeller bar sempre a Copenhagen, chiamato “Mikkeller & Friends” e nel Maggio del 2016 a due passi dalla loro vecchia scuola superiore, nel cuore del quartiere di Nørrebro, Tobias e Tore assieme a Morten Bruun, famoso mixologist ed allo Chef Christian Gadient, fondano il brewpub chiamato “Brus”. La struttura servirà per nuove e varie sperimentazioni: con il nuovo Tapperiet Brus tutta la produzione di To Øl invecchiata in botte sarà spostata dalle cantine in Belgio ai locali di Nørrebro.
Su questo prodotto non è ancora stata lasciata alcuna recensione.